Immaginare il futuro non vuol dire
sognare cose irrealizzabili ma avere una visione strategica, un
riferimento costante per ogni decisione, per essere sicuri di andare
nella giusta direzione senza sprecare risorse ed energie.
Lo sviluppo disordinato di Trezzano ci
ha portato in una situazione in cui è diventato difficile trovare
un posto dove fare un ponte sul Naviglio o far passare la tangenziale
che dovrà smaltire il traffico che ogni giorno attraversa la nostra
Città.
Per disegnare una Città migliore
dovremo affrontare scelte importanti, guardando al bene collettivo e
non gli interessi individuali. Perché Trezzano è il posto dove
abbiamo deciso di trascorrere la nostra vita, la maturità e la
vecchiaia e per questo vogliamo che diventi il posto migliore dove
vivere.
Noi vogliamo rendere Trezzano più
sicura e vivibile, recuperare l'aspetto etico della politica, la
fiducia dei cittadini e la loro voglia di partecipare e contribuire.
Per poter fare questo bisogna tornare
ad avere una visone complessiva, con un programma che rifletta le
reali esigenze dei cittadini e non gli aspetti organizzativi
dell'amministrazione (assessorati, aeree funzionali, responsabili di
servizio...).
Immaginare il futuro vuol dire
recuperare una capacità progettuale che consenta di andare oltre le
capacità finanziarie del comune per ricevere finanziamenti da altri
enti del territorio e da privati.
Effettivamente Trezzano è stata costruita a "macchia di leopardo" con zone residenziali, cui venivano quasi sovrapposte zone industriali, a loro volta inglobate in zone residenziali.. un delirio che si è perpetrato negli anni, con una miopia che ha accomunato le amministrazioni susseguitesi dal 1961 ad oggi. Per quanto riguarda la legalità, quando una società tocca il fondo, o trova la forza di cambiare e risorge, o viene spazzata via. L'enorme sperpero di denaro pubblico, le cattedrali nel deserto ( ancora è profonda la ferita della piscina comunale mai completata, con palestra annessa, promessa nel 1982, o le Casette Della'Acqua, costate al Comune 500.00 euro all'anno solo di manutenzione, una farmacia comunale da sempre PASSIVA), non possono più essere tollerate, nel momento in cui le attività produttive e commerciali sono costrette a chiudere, strangolate dalla sete insaziabile di denaro della pubblica amministrazione, che quando non lo getta via, si affida a società private di dubbia provenienza che, incaricate di riscuotere i crediti, hanno assillato i cittadini con richieste assurde , poi fuggire col malloppo, senza che il denaro sia mai pervenuto nelle casse dello stato ( è anche di Trezzano il caso S. Giorgio). Ebbene, in questo quadro di desolazione e sfiducia, non avrei mai pensato che qualcosa potesse riaccendere la speranza. La speranza di una città diversa, di un futuro diverso, di una legalità tanto sbandierata quando si viene a battere cassa con una tassazione insostenibile, quanto disattesa quando è la pubblica amministrazione a dover mantenere i propri impegni, nei confronti dei singoli cittadini. Ben conscio che nessuno può magicamente risolvere problemi che derivano da cinquant'anni di incuria, per usare un termine benevolo, se non addirittura di dolo, questa speranza, la consapevolezza che almeno si tenterà di andare nella giusta direzione, si è in me riaccesa con la candidatura di Guido Gervasoni.
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